Comunicato Stampa a seguito dell’incontro di rendicontazione dell’evoluzione negli ultimi anni dell’infrastruttura ciclabile del Comune di Conegliano

A seguito dell’incontro tenutosi nella sala consiliare, alla presenza dell’assessore alla Mobilità Brugioni, del Sindaco Chies e dell’ingegnere Favalessa – redattore del Biciplan – FIAB Conegliano Liberalabici esprime con fermezza il proprio punto di vista sullo stato attuale della mobilità sostenibile in città e sulle molteplici criticità emerse dall’attuazione dei piani di mobilità.

Partiamo con l’unica mozione portata avanti: i chilometri realizzati. Nonostante gli annunci ufficiali parlino di 16 km di piste ciclabili realizzate negli ultimi anni, il dato reale e verificabile si attesta a 14 km effettivi e continui, poiché molte infrastrutture sono interrotte da attraversamenti pedonali e non garantiscono una vera soluzione di continuità. La nostra preoccupazione non è quantitativa: non si tratta di sommare chilometri, ma di realizzare interventi che siano di qualità, sicuri e pensati per tutte le persone che scelgono una mobilità attiva.

Il Biciplan mostra diverse lacune e mancanze strutturali. Troppo spesso gli interventi vengono realizzati in modo frammentario, con piste che si interrompono agli incroci e ciclisti lasciati letteralmente a se stessi. A ciò si aggiungono soluzioni urbanistiche timide, che evitano di ridurre realmente lo spazio riservato alle auto in favore di chi si muove a piedi o in bicicletta. Queste non sono solo i comunque benvenuti restringimenti di carreggiata, ma anche la trasformazione di parcheggi, la modifica delle reti di quartiere in aree più volte alla promiscuità, la pedonalizzazione anche temporanea di spazi cittadini, seri interventi di miglioramento del servizio di trasporto pubblico. La scelta, più volte ribadita anche durante l’incontro, di “collegare dove era fattibile” dimostra una carenza di coraggio politico e tecnico: per garantire una mobilità realmente sostenibile, non si può continuare a privilegiare la fluidificazione del traffico veicolare, dimenticando chi la strada la vive con il proprio corpo.

Alcuni interventi – come il ponte sul Monticano o il progetto del Giramonticano – sono sicuramente positivi, ma rappresentano eccezioni in un quadro generale che rimane debole, disorganico e privo di visione d’insieme. In molti casi si parla di “interventi minori”, ma non si ascoltano le proposte concrete che la nostra associazione ha più volte portato all’amministrazione, spesso respinte o ignorate. Il documento di osservazioni al Biciplan, lungo ben 47 pagine, è stato elaborato in meno di venti giorni e nonostante ciò buona parte dei rilievi è rimasta lettera morta.

Preoccupa anche la strategia di rinviare continuamente alcune opere fondamentali, come quelle legate a Piazza Carducci o a Via Colombo, già previste da anni. Il riferimento alla mancanza di incidenti mortali va specificato che si riferisce solamente agli ultimi tre anni e molte strade sono le stesse da decenni, pur avendo visto sangue versato su di esse. Purtroppo la tendenza nazionale è di assestamento e le cifre rimangono le stesse, se non in leggero peggioramento. Questa apparente mancanza di decessi non può diventare una scusa per non intervenire con più determinazione. La prevenzione non fa notizia, ma è proprio grazie ad essa che si salvano vite. E chiediamo: quale prevenzione concreta è stata davvero messa in atto? Via Lourdes, dov’è stato ucciso Francesco più di 5 anni fa, è rimasta tale e uguale.

Le risorse stanziate, pari a 4 milioni di euro fino al 2027, coprono appena la metà del fabbisogno necessario a realizzare il piano. E mentre il traffico cittadino aumenta, esponendo chi si muove senza auto a pericoli crescenti, si continua ad assecondare un modello di mobilità superato, che spinge a usare l’auto anche per tragitti brevi, penalizzando il trasporto pubblico e ignorando il principio fondamentale che dovrebbe guidare ogni politica urbana: la tutela dei più vulnerabili.

FIAB Conegliano – Liberalabici torna a chiedere con forza l’introduzione effettiva e diffusa delle zone 30, strumenti fondamentali per ridurre la pericolosità delle strade e restituire vivibilità ai quartieri. La zona 30 non può restare solo un’ipotesi sulla carta: serve un cambiamento reale, percepibile, concreto.

Chiediamo inoltre un maggiore coinvolgimento nelle fasi di progettazione e pianificazione. Le persone che ogni giorno usano la bicicletta conoscono le criticità delle strade, i punti pericolosi, le connessioni mancanti. Escludere chi ha competenze ed esperienza diretta significa perdere un’occasione per fare davvero bene. Una mobilità ciclabile efficace non si impone dall’alto, ma si costruisce ascoltando, collaborando, investendo con visione.

La mobilità sostenibile non è questione di tracciati isolati di piste ciclopedonali o di misure simboliche. È un modo di pensare la città che mette al centro la salute, la sicurezza, l’autonomia e la libertà di movimento. È tempo che anche Conegliano abbracci questa visione con coerenza, coraggio e concretezza.